Edoardo Rubini
Edoardo Rubini
Mi chiamo Edoardo Rubini. Sono nato a Venezia il 31 dicembre 1965. Vivo nell'isola del Lido, vicino a Malamocco. Mi sono laureato in giurisprudenza all'Universita' di Bologna con la tesi in storia del diritto dal titolo "La legislazione criminale veneta nei secoli XIII-XVIII". Di professione lavoro nella Pubblica Amministrazione.
Nel 2004 ho pubblicato “Giustizia Veneta: lo spirito veneto nelle leggi criminali della Repubblica”, un trattato di circa trecento pagine che espone in modo unitario il diritto criminale della Serenissima (spiegando i tipi di pena e le figure di reato e raggruppandole in categorie omogeneee), con un approfondimento sulle origini dell’ordinamento veneto (autonome dal diritto romano) e sui suoi principi generali.
Ho pubblicato, inoltre, altri saggi monografici più brevi: “Il Venetico: la lingua del più antico popolo d’Europa”, “Fondamenti di diritto veneto”, "La Veneta Serenissima Repubblica antesignana dello Stato di diritto". Relazione presentata all’udienza del 10 maggio 2003 del processo contro Napoleone Bonaparte”, nel corso del quale ero testimone d’accusa (la mia deposizione nel dibattimento servì a controbattere le accuse di arretratezza e autoritarismo mosse dai Napoleonici contro la Repubblica).
Sono stato, inoltre, curatore del prestigioso volume "Gli Sloveni" del prof. Jožko Šavli, edizione in italiano del precedente “Slovenija: podoba evropskega naroda“. Quest’opera ripercorre la storia della Nazione slovena dalle origini alla conquista dell’indipendenza nel 1989.
Nel 1998 sono stato tra i fondatori dell'Associazione “Europa Veneta” e faccio parte del suo Consiglio Direttivo. Da anni tengo numerose conferenze di storia veneta in giro per la mia terra, trattando vari argomenti: Istituzioni e società veneta, Veneti antichi, Fondamenti religiosi della Serenissima, Origini di Venezia.

I miei antenati maschili in linea diretta sono - secondo i registri dell'anagrafe comunale - Antonio (fine Settecento), Giovanni Maria (1822-1892), Pietro (1856-1908), Edoardo (1895-1968), mio padre Giovanni, di professione era capitano marittimo, del 1928. Mia nonna paterna era la milanese Irma Rossi. I miei nonni materni, invece, sono di origine contadina: Bepi Munari (la famiglia era di Marostica) e Marina Carniello (la famiglia era di Zero Branco). Mia madre e' Francesca, del 1933, e di professione era commerciante. Ho un fratello, Alberto, del 1967, di professione avvocato. Fino alla precedente generazione, la mia famiglia abitava ancora a Cannaregio (come nei secoli precedenti), ma in altre abitazioni. Dal punto di vista storico, vi erano a Venezia due gruppi di Rubini, uno a Castello e uno a Cannaregio. Il secondo, da cui discendo, apparteneva al ceto borghese (cittadinanza) e si componeva di piu' rami, divenuti ricchi e prestigiosi. Secondo Casimiro Freschot (La Nobilta' Veneta, Venezia, 1707, p. 411), i Rubini erano giunti da Bergamo (dove tale cognome e' tuttora diffuso) nel Trecento. Secondo il conte Fulcio Miari (Il nuovo Patriziato Veneto, Venezia, 1891, p. 77), questa famiglia ottenne notevoli fortune commerciando in un primo tempo la seta e in seguito il sapone. Giovanni Dolcetti (Il Libro d'Argento, I, Venezia, 1922-28, pp. 79-80) ci tramanda il piu' antico nome di un suo esponente: Robino Rubini, che visse nel Cinquecento.

Suo nipote, Camillo Rubini, nel 1614 divenne Guardian Grando dell'Arciconfraternita di S. Rocco. Secondo Giuseppe Tassini (Curiosita' Veneziane, Venezia, 1863,  p. 559), Camillo era sposato con Orsola Rimondo ed ebbe (perlomeno) due figli: Giovan Battista e Dona'. Entrambi vivevano lungo il Rio della Sensa: Dona' nella zona di S. Alvise, in un palazzetto di proprieta' attiguo all'attuale Calle Rubina; Giovan Battista a Palazzo Rubini, tuttora esistente, all'indirizzo Cannaregio 3554. Secondo Elena Bassi (Palazzi di Venezia, Venezia 1976, p. 471), quest'ultimo edificio risale alla fine del Cinquecento; sorge dove un tempo esisteva il giardino della vecchia Scuola della Misericordia (infatti il palazzo e' attiguo all'omonima abbazia medievale); altre proprieta' erano site in Campo dei Mori ed in Fondamenta del Trapolin. Secondo Miari, il fratello di Dona', Giovan Battista Rubini, fu creato nobile ed aggregato al Maggior Consiglio con Parte del 24 agosto 1646 (favorevoli 876, contrari 50, non sinceri 10): si trattava di un privilegio enorme, concesso ad esponenti di famiglie che vantavano un indiscutibile prestigio sociale e che avevano dimostrato da lungo tempo fedelta' alla Repubblica; esso veniva peraltro concesso previo l'esborso della favolosa cifra di 100.000 ducati, destinati a finanziare la travagliata guerra anti-turca in difesa dell'isola di Candia  (Creta). Secondo Eugenio Morando di Custoza (Libro d'Arme, Verona, 1979, p. 9), con tale somma si potevano armare venti galee piccole, o acquistare 500 ettari di buona terra, oppure almeno tre palazzi sul Canal grande. Secondo Volker Hunecke (Il Patriziato veneziano, Roma, 1995, pp. 67 e 81), Dona' aveva sposato la figlia di Marco Ottobon, Cancellier Grando (Segretario Generale dello Stato), che fu aggregato al Maggior Consiglio nel 1646 (lo stesso anno dei Rubini). Il figlio di Marco Ottobon divenne papa Alessandro VIII e anche grazie a questo rapporto di parentela un nipote di Dona', un altro Giovan Battista Rubini, che aveva intrapreso la carriera ecclesiastica (governatore di Spoleto, di Frosinone, di Viterbo, di Macerata, nel 1684 vescovo di Vicenza), nel 1690 assunse la ragguardevole carica di cardinale. Nella Serenissima le Casate nobiliari erano formalmente equiparate nel corpo unitario del Patriziato, (non esisteva, quindi, la gerarchia tipo duchi, conti, marchesi, baroni, etc.), tuttavia si raggruppavano per censo e potere in cinque classi; i Rubini furono l'unica famiglia appartenente alla classe IV ad annoverare un cardinale, carica che era appannaggio delle altre tre superiori. Nel Libro “Gli antichi Statuti di Conegliano”, Vittorio Veneto, 1973, p. 640, relativamente agli anni 1738-39 e' citato Giovanni Rubini come Podesta' inviato da Venezia a governare tale cittadina. Secondo Giuseppe Tassini, la nobilta' della famiglia si estinse in Antonio Rubini, figlio di un altro Camillo nel 1756. Non sono chiare le cause dell’estinzione della nobiltà, tuttavia in "Le famiglie del Patriziato Veneziano”, al capitolo “Quelle che esistevano prima del Maggior Consiglio e d'avanpoi si estinsero” Giuseppe Bettinelli, scrive dei Rubini: “si estinsero nei giorni nostri in S. Zuane essendo sopra Banchi “, il che farebbe pensare alla conduzione dell’attività bancaria in violazione di un divieto pendente sul patriziato.Ad ogni modo, nobili o non nobili, il ricordo devoto alla Serenissima tra noi non si e' mai spento.


Scudo Rubini
 LO STEMMA
Vincenzo Coronelli (Blasone Veneto, Venezia, 1706, p. 73), Freschot (La Nobilta' Veneta, p. 404) e Custoza (Libro d'Arme, tav. 302) riportano l'arma (ancor oggi visibile in un fregio che sormonta la facciata di palazzo Rubini), di cui riportiamo la blasonatura: nel 1° campo d'azzurro all'uomo d'argento nascente a mani giunte di pieno profilo circondato da due stelle d'oro, exalpha a destra e a otto punte a sinistra, semipartito nel 2° d'argento e nel 3° di rosso. Tale scudo è di evidente origine bergamasca: nell'araldica veneziana si rinvengono altri due stemmi con la medesima impostazione e partizione cromatica, che differiscono da quello dei Rubini solo per la diversa figura che vi campeggia (una scala): si tratta dei Berlendis e dei Vianoli, entrambi originari di Bergamo; d'altra parte, anche il motivo delle mani giunte oranti verso il sole e' comune ad un'altra famiglia bergamasca, gli Speranzi (vedi nella Guida di Lorenzo Caratti di Valfrei, Milano, 1998, p. 140). Poiche' questi stemmi sembrerebbero essere stati adottati prima dell'arrivo di queste famiglie a Venezia, cio' fa pensare ad una datazione tardo-medievale. L'exalpha, la stella a sei punte, era un simbolo astrale assai ricorrente (come il nodo gordiano) nelle antiche ceramiche veneziane.

Edoardo Rubini
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