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Alfabeto
L'alfabeto della lingua veneta
a
(a) - vocale - tende a non comparire all'inizio della parola, ad esempio: ndár (italiano andare), déso (it. adesso);
bé
() - consonante bilabiale - la nasale che precede la B, anche nei testi molto antichi, é sempre la N mai la M, come avviene invece in italiano, ad esempio: inbríago (it. ubriaco), bonbáxo (it. cotone), ánbo (ambo);
cé
() - affricata palatale sorda (c dolce) - davanti alle vocali E ed I corrisponde al suono di mácia (it. macchia), ócio (it. occhio), ciáo (saluto confidenziale originariamente veneto, oggi internazionale), récia (it. orecchio). La C , qualora non si usi la K - esplosiva velare sorda - puó indicare il suono di chéba (it. gabbia), péca (it. orma), catár (it. trovare);
dé
() - consonante dentale sonora;
dh
- consonante fricativa interdentale sonora - corrisponde assieme al th, ad un suono tipico della lingua veneta, che l' ha caratterizzata sin dai tempi preistorici (vedi scrittura venetica) e che, generalmente, é paragonato al th della parola inglese father (it. padre). Esempio: dhó (it. giú), dhoxána (in italiano non c'é un termine corrispondente: sta ad indicare la fase calante di marea), dhénocio (it. ginocchio), lédhar(e) (it. leggere);
é
(é) - vocale anteriore - puó avere una pronuncia aperta o chiusa. In molte parole (sdrucciole) vi é il passaggio verso la lettera A. Esempio: védar(e) (it. vedere), córar (it. correre);
éfe
(éfe) - consonante fricativa sorda - in alcune zone del Veneto, specie nel feltrino, essa é aspirata trasformandosi in Fh o H. Esempio Fhéltre (it. Feltre), fhémena o hémena (it. femmina), hér (it. ferro). Sino al Novecento, tale pronuncia aspirata era diffusa nel padovano ed in gran parte delle aree fra la pianura e la pedemontana; i linguisti la collegano all'uso dell'interdentale. Esempio: thúca, fúca, húca (it. zucca);
gé
() - consonante - a seconda della posizione puó valere sia come - affricata palatale sonora - (g dolce) quando precede la E e la I ad esempio: gémo (it. gomitolo), giára (it. ghiaia), i géra (it. essi erano), sia come - esplosiva velare sonora - (g dura = gh) davanti alle vocali A, O, U ed alla consonante H, ad esempio: fígo (it. fico), guaívo (it. liscio), gúa (it. arrotino). Si puó avere, nelle forme piú rustiche, g anche in seguito alla palatalizzazione di dj: ad esempio: bangéra (it. bandiera), stúgio (it. studio);
aca
(aca) - consonante aspirata sorda - vedi lettera F;
i
(i) vocale anteriore chiusa;
i longa
(i longa) - semiconsonante anteriore - . Essa sostituisce tradizionalmente la I quando si puó alternare nella stessa varietá con la G palatale sonora, ad esempio: jéri, géri (it. ieri), jutár(e), giutár(e) (it. aiutare), mujér (it. moglie);
capa
(capa) - consonante esplosiva velare sorda - che troviamo rappresentata nelle iscrizioni venetiche del VI secolo a.C.. Essa ha quindi una tradizione antichissima, mantenuta durante tutto il medioevo dagli infaticabili amanuensi. Esempio: karéga (it. sedia), kúbia (it. coppia), káorio (in italiano non c'é un termine corrispondente: sta ad indicare un tuffo di testa);
éle
(éle) - consonante laterale alveolare - esempio: larín (it. focolare o piedistallo del focolare), lóvo (it. lupo). Per un fenomeno definito dai linguisti rotacismo la L puó trasformarsi in R. Esempio: cónprimento (it. complimento), ingréxe (it. inglese), (e)críse (it. eclisse);
éle xbarada
(éle xbarada) - semiconsonante dorsopalatale - di solito viene definita come elle evanescente, ed indica la quasi totalitá delle L intervocaliche o iniziali. Esempio: góndo³a (it. gondola), xvo³ár (it. volare), ³újo (it. luglio), ³ígabosco (it. caprifoglio), ma attenzione perché si ha gondolier (it. gondoliere), liévoro, liévro (it. lepre), ecc. Il segno ³ rappresenta un suono caratteristico della lingua veneta. Secondo molti studiosi é antico e non ha equivalente nelle altre lingue neolatine, viene pronunciato dalla gran parte dei Veneti come una semivocale (e, i) ed in alcune zone puó diventare appena percettibile, tanto da sembrare soppresso;
éme
(éme) consonante nasale bilabiale;
éne
(éne) - consonante nasale;
óne
(ó) - vocale posteriore -. puó essere pronunciata aperta o chiusa, a seconda delle parole
pé
() - consonante esplosiva sorda - come per la B, davanti alla P si usa sempre la consonante nasale N e mai M. Esempio: inpíria (it. imbuto), cánpo (it. campo), canpanón (tipo di gioco), ténpo (it. tempo);
q
La consonante gutturale Q (cu) non ha alcuna utilitá, perció nella scrittura veneta non va adoperata;
ére
(ére) - consonante vibrante alveolare - la R veneta é spesso soggetta a cambiamenti. Per metatesi (inversione di gruppi di consonanti) si ha ad esempio: fréve per févre (it. febbre), frávo per fávro (it. fabbro), krokál, kokál (it. gabbiano), cronpár (it. comprare), dromír (it. dormire). A volte a fine di parola la R puó scomparire. Esempio: "me despiaxe de esse nato" B. Marin (poeta veneto it. mi dispiace d'esser nato);
ése
(ése) - consonante fricativa alveolare sorda - (s sorda o aspra). Esempio: Salbané³o (folletto vestito di rosso), salvaómeni (it. ramarro);
té
() consonante esplosiva sorda postdentale;
th
- consonante fricativa interdentale sorda - (vedi Dh). Esempio: Vénethia (it. Venezia), bróntha (it. brace), vithín (it. vicino), séntha (it. senza), tháta (it. zampa);
u
- vocale posteriore chiusa - il linguista Trumper ha individuato nella lingua veneta un suono particolare nella pronuncia della U, che davanti alla A, E ed N, tende verso la O. Esempio: óngia (it. unghia), ón (it. uno) ³éngoa (it. lingua);
vé
() - consonante fricativa sonora labiodentale - in gran parte del Veneto si nota la caduta della V intervocalica, specie tra A ed O ed in posizione iniziale. Esempio: óxe per vóxe (it. voce), saér(e) per savér(e) (it. sapere). Nel trevigiano, feltrino, bellunese, veneziano, isole della laguna veneta ed in altre province la V, per betacismo si trasforma nella B. Esempio: búo per vúo (it. avuto), Bolpágo per Volpágo (una cittadina veneta), bréspa per vréspa (it. vespa);
ics
(ics) - consonante fricativa sonora alveolare - é un segno che ha una tradizione antica e radicata, indica il suono della s sonora o dolce. Esempio: el xé (it. egli é), i xé (it. essi sono), xélo (it. é ...?) xanpierón (it. cognome), páxe (it. pace), inarxertá (it. argentato), xvo³ár (it. volare);
xeta
(xeta) - consonante affricata dentale sorda o sonora - nella lingua veneta non esiste il suono della Z italiana (sorda o sonora), che é sostituito invece dalla s sorda (S) e dalla s sonora (x), o dall'interdentale sorda (th) e dall'interdentale sonora (Dh). L'uso della lettera Z é quindi fuorviante perché introduce un suono che i Veneti non usano. Grandi poeti come il Zanzotto usano l'interdentale zh al posto della th ad esempio zhópa (it. zolla), ma i poeti, si sa, hanno una licenza speciale !
Note:
  • i digrammi italiani SC e GL non esistono nell lingua veneta; la SC é sostituita da una S, ad esempio: násar (it. nascere), la GL da una semplice L o da una J (G), ad esempio manília o manísa (it. maniglia), xéjo o xégio (it. giglio) fója o fógia (it. foglia);
  • nella lingua veneta non esistono consonanti raddoppiate. L'espediente della doppia S (ss) usato per indicare la S sorda intervocalica o per distinguere parole che potrebbero confondersi é sconsigliato, perché nella lettura da parte dei non venetofoni viene scambiata con una doppia.
Testo a cura della Societá Filologica Veneta e dell'Associazione culturale Europa Veneta.

Venezia, 1978 - Societá Filologica Veneta
Venethia, dhenaro 1999 m.v. (Venezia, gennaio 2000) aggiornamento Associazione Europa Veneta
Glossario
Per quanto riguarda la terminologia tecnica usata nell'alfabeto veneto, a volte incomprensibile ai non addetti ai lavori, riteniamo utile allegare le seguenti definizioni (dal Manuale di Grafia Veneta Unitaria a cura della Giunta Regionale del Veneto - Venezia, 1995):

affricata
consonante che inizia con un'articolazione di tipo occlusivo, a cui segue un'articolazione di tipo fricativo (per esempio: la z sorda, che equivale a "S" + "S");

alveolare
di articolazione in cui la lingua si avvicina o tocca gli alveoli degli incisivi superiori ("L", "N");

anteriore
articolazione effettuata nella parte anteriore della cavitá orale ("é","é", "i");

aperta
vocale nella cui pronuncia la distanza fra la superficie superiore della lingue ed il palato é maggiore ("a", "é", "ó");

arrotondata
vocale pronunciata con arrotondamento delle labbra ("o", "ó", "u");

aspirazione
soffio espiratorio articolato principalmente nella laringe ("h");

atona
priva di accento;

betacismo
passaggio dalla lettera V alla lettera B;

bilabiale
consonante articolata con l'opposizione delle labbra (b, m, p);

bisdrucciola
che ha l'accento sulla quartultima sillaba;

chiusa
vocale nella cui pronuncia la distanza tra la superficie del palato e della lingua é piccola (é, i, o, u);

dentale
consonante articolata con l'appoggio della punta della lingua ai denti anteriori (d, t);

dorsopalatale
consonante articolata con il dorso della lingua accostato o posto momentaneamente a contatto con il palato duro;

enclitica
parola atona che si appoggia nella pronuncia e nella grafia alla parola precedente accentata (xelo?);

esplosiva
consonante articolata con una brusca apertura del canale orale (b, p, d, t);

evanescente
vocale o consonante di suono debole o indistinto;

fonematico
che riguarda i fonemi, cioé le unitá minime distintive dei suoni di una lingua;

fricativa
consonante articolata con il restringimento del canale vocale che provoca come un fruscio (f, v, s sorda);

gutturale
consonante articolata nella parte posteriore del palato (piú correttamente velare), quasi rasentasse la gola;

interdentale
consonante articolata con la punta della lingua fra gli incisivi (dh, th);

intervocalico
di suono che si trova fra due vocali;

labiodentale
articolazione ottenuta mediante l'apposizione del labbro inferiore con gli incisivi superiori (f,v);

laterale
consonante articolata con la parte anteriore della lingua aderente alla zona anteriore del palato e convogliando l'aria verso le aperture ai bordi laterali (l, gl);

nasale
articolazione di consonante, che comporta una risonanza delle fosse nasali (m, n, gn);

omonimimica
che riguarda parole di origine e significato diversi, ma di eguale grafia (omonimi);

palatale
consonante articolata nella zona compresa nel palato duro, tra gli alveoli ed il velo palatino (j, gl, gn);

palatoalveolare
che é in rapporto con il palato e con gli alveoli (c(i), g(i));

posteriore
vocale articolata nella parte posteriore della cavitá orale (ó, o, u);

postdentale
articolazione consonantica ottenuta mediante l'apice della lingua in appoggio alla parte posteriore dei denti anteriori superiori (in italiano le consonanti t e d);

rilassata
detto di articolazione che comporta una debole tensione muscolare;

sdrucciola
che ha l'accento sulla terzultima sillaba;

semiconsonante
suono caratterizzato da una stretta orale leggera, che si manifesta con un lieve sfregamento (j di jeri);

semivocale
articolazione consonantica cosí leggera da poter apparire, secondo il contesto, anche come vocale (in italiano la i e la u);

sonoro
suono la cui articolazione é accompagnata dalla vibrazione delle corde vocali;

sordo
suono articolato senza che le corde vocali entrino in vibrazione;

tonica
di vocale o sillaba sotto accento;

tronca
di parola che ha l'accento sull'ultima sillaba;

velare
consonante articolata con il dorso della lingua, che tocca o fronteggia il velo del palato ("c(a),g(u),m(g));

vibrante
ciascuna delle consonanti continue risultanti dal susseguirsi di piú chiusure e aperture del canale vocale che producono una vibrazione (r);

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