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Perasto 1797
Arma di Perasto
Cattedrale di San Marco a Perasto - da notare il Leone di San Marco al centro della facciata della chiesa
In sto amaro momento, in sto ultimo sfogo de amor, de fede al Veneto Serenissimo Dominio, el gonfa³on de ³a Serenisima Republica ne sia de conforto, o citadini, che ³a nostra condota pasada da que³a de sti ultimi tenpi ³a rende piú xusto sto ato fatal, ma virtuoxo, ma doveroxo par nu.
Savará da nu i vostri fioi e ³a storia del xorno ³a fará saver a tuta Europa, che Perasto ³a ga degnamente sostegnudo fin a ³'ultimo ³'onor del Veneto Gonfa³on, onorando³o co sto ato so³ene e deponendo³o bagná da el nostro universal, amaro pianto.
Sfoghemose, citadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti,che i sigi³a ³a nostra gloriosa corsa soto el Serenisimo Veneto Governo, rivolgemose verso sta Insegna che ³o rapresenta, e su de e³a sfoghemo el nostro do³or.


Par 377 ani ³a nostra fede, el nostro va³or, ³a ga senpre custodia par tera e par mar, par tuto indove che i ne ga ciamá i to nemisi, che ³i xe stai pur que³i de ³a Re³igion.
Par 377 ani ³e nostre sostanse, el nostro sangue, ³e nostre vite ³e xe senpre stae par Ti, San Marco; e fe³icisimi senpre se gavemo reputá, Ti co nu, nu co ti; e senpre co Ti sul mar nu semo stai i³ustri e virtuoxi. Nisuni co Ti ne gá visto scanpar, nisuni co Ti ne gá visto vinti e spauroxi !
E se sti tenpi prexenti, infe³ici par inprevidensa, par disension, par arbitrii i³ega³i, par visi ofendenti ³a natura e el gius de ³e xenti, no Te gavese cavá via, par Ti in perpetuo sarave stae ³e nostre sostanse, el nostro sangue, ³a vita nostra, e pitosto che vedarTe vinto e dixonorá dai toi, el corajo nostro, ³a nostra fede, se gaverave sepe³io soto de ti.


Ma xa che altro no ne resta da far par Ti, el nostro cuor sia ³'onoratisima to tonba, e el piú puro e el piú grando to elogio ³e nostre ³agrime.
  
Mappa delle bocche di Cattaro
Mappa della zona di Cattaro
Lo struggente ed indimenticabile discorso di Perasto - cittá situata alle bocche di Cattaro - venne pronunziato dal Capitano perastino Giuseppe conte Viscovich il 23 agosto 1797, durante una cerimonia voluta dalle Autoritá locali e dal popolo, con cui si diede l'ultimo saluto al Veneto Gonfalone prima che fossero innalzate le insegne imperiali austriache.

Il 12 maggio 1797, ben tre mesi prima dell'evento che ricordiamo, il Serenissimo Doge ed il Maggior Consiglio, riunitosi senza il numero legale (537 consiglieri presenti invece di 600, com'era previsto dalla Costituzione veneta), erano stati costretti ad abdicare in favore della municipalitá, ossia di un governo cittadino che si definiva democratico, composto da membri graditi a Napoleone (non si puó quindi parlare di "caduta" della Repubblica Veneta !).
I forti eserciti di Austria e di Francia - da tempo in guerra tra loro - avevano sconfinato piú volte nella terra di S. Marco, fino a quando Napoleone prese a tradimento lo Stato Veneto, che si era mantenuto neutrale ed in buoni rapporti con entrambe le parti; egli impose ai Veneti di cambiare la loro Costituzione, ma nessuno sapeva che giá da un mese - con l'infausto trattato di Leoben (il castello di Leoben si trovava vicino a Gratz) del 17 aprile - si era impegnato segretamente a cedere la Repubblica Veneta (ancora libera e sovrana) all'Austria.

Facendosi forte di tale accordo segreto, l'Impero Asburgico, poco dopo l'occupazione francese di Venezia, cominció ad impossessarsi dei territori della costa adriatica orientale, persino prima che la pace fosse firmata ufficialmente a Campoformido il 18 ottobre.

  
Veduta odierna di Perasto - Foto: Stevan Kordiæ, Kotor, 2000 ©
Palazzo Bujovic - probabile dimora del Capitano di Perasto ora Museo Marittimo
Davanti al crollo del baluardo della libertá e della dignitá - che la Serenissima Repubblica aveva rappresentato nei secoliper tutte le sue genti - la reazione popolare fu, in un primo tempo, rabbiosa contro gli invasori; poi scontrandosi con l'ineluttabile, essa declinó verso lo sconforto ed il dolore.

Sono questi i sentimenti che animano if discorso del Capitano Viscovich e che hanno indotto la comunitá di Perasto a deporre il Gonfalone Veneto, con le insegne del Leone di S. Marco sotto l'altare maggiore della Chiesa, perché il ricordo del saggio governo e della fratellanza con i Veneziani non si dovesse spegnere mai.

Perasto ebbe il privilegio speciale, durante il periodo del Governo Veneto, di Fedelissima Gonfaloniera e cioé di custode esclusiva - in pace ed in guerra - del Gonfalone di S. Marco; tradizione nata nel 1368 quando i Perastini diedero spontaneamente aiuto ai Veneziani, durante un terribile assedio alle Bocche di Cattaro. In tempo di pace il vessillo era tenuto gelosamente nella casa del Capitano, mentre in guerra veniva issato sulla nave ammiraglia del Capitano Generale da mar dell'armata navale Veneta (mentre i Perastini erano suoi straordinari difensori).

Una compagnia scelta di 12 gonfalonieri perastini - armati di sciabola - veniva, inoltre, eletta di volta in volta dal Consiglio degli Anziani della Comunitá e ad ogni partenza partecipava ad un solenne cerimoniale; nelle cruente battaglie sul mare i gonfalonieri dovevano impedire che il nemico si impossessasse delle insegne.
  
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