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Dialogo


SULLA SOVRANITA’ VENETA
 
Edoardo risponde a distorte affermazioni sulla caduta della Serenissima


1.    Furono valide le deliberazioni che portarono all’abdicazione di Doge e Maggior Consiglio nel maggio del 1797? 
2.    E’ vero che un Doge non poteva abdicare? 
3.    Con l’abdicazione del Maggior Consiglio lo Stato Veneto perdette la sovranità? 
4.    Ha un valore il fatto che i trattati del 1866 prevedessero il consenso delle popolazioni del Lombardo-Veneto per il mutamento istituzionale?  
5.    Esiste un momento cruciale in cui i Veneti perdettero la Sovranità? Insomma: quando cadde la Repubblica? 


1.    Furono valide le deliberazioni che portarono all’abdicazione di Doge e Maggior Consiglio nel maggio del 1797? 

Furono nulle per un motivo non formale (come la mancanza di numero legale, vizio peraltro riscontrabile nel caso specifico), ma per un motivo sostanziale che - mi meraviglio - gli storici non hanno evidenziato a sufficienza: in questi atti di abdicazione l’esercizio della volontà non fu libero.  La volontà è un requisito essenziale dell’atto, che resta inficiato dall’esercizio della violenza o di minacce.
Non si può decidere alcunché di valido con una pistola puntata alla testa.
Come  ignorare che sui governanti veneti pendevano la demenziale e irrituale dichiarazione di guerra di Napoleone da Palmanova del 1° maggio 1797, minacce terrificanti proferite a ogni piè sospinto, l’esempio del Terrore perpetrato in Francia tra il 1789 e il 1794, le stragi di civili commesse in Val Padana durante quel periodo, la laguna ormai circondata da orde francesi e giacobine assetate di sangue. Un generale in preda a megalomania furiosa che non segue più gli ordini del proprio governo intima: “Veneziani, cambiate la Costituzione (non scritta) o sarò un Attila devastatore”.  Ma gli storici odierni sono di matrice ideologica liberale, quindi persiste un certo pregiudizio secondo il quale i Francesi in fondo erano venuti a liberarci, quindi tutta la colpa viene riversata sui nostri governanti nobili, che si sarebbero suicidati politicamente con questo atto, più o meno valido.

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2.    E’ vero che un Doge non poteva abdicare? 
   
Non poteva abdicare da solo - credo in forza della Promissiòn dogàl del Doge Bartolomeo Gradenigo del 1339 - ma nel 1797 si trattò dell’abdicazione di un intero parlamento con governo annesso: in questo caso rileva, dunque, l’abdicazione del Maggior Consiglio (dentro il quale il Doge era ricompreso). Ricordo che invece il Doge poteva (e doveva) abdicare se invitato a farlo dagli organi costituzionali.  Accadde al povero Francesco Foscari, ormai in là con gli anni, al quale il Consiglio di Dieci, con un iniziativa assai opportuna sul piano politico-istituzionale, ma discutibile su quello giuridico-procedimentale, chiese al Doge in via riservata di farsi da parte a causa della sua situazione familiare: suo figlio era al centro di provvedimenti penali con l’accusa di omicidio volontario.

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3.    Con l’abdicazione del Maggior Consiglio lo Stato Veneto perdette la sovranità? .

No, nel modo più assoluto.
Al processo contro Napoleone tenutosi nel 2003, a una domanda precisa dell’avv. Fogliata, uno storico rispose tutto il contrario, ma sbagliò di grosso, perché forse non aveva riflettuto adeguatamente sul punto.
Gli ultimi atti del governo erano tesi verso due obiettivi: 1. evitare stragi e distruzioni; 2. salvare il salvabile, assicurando un futuro degno al popolo veneto. 
E tra il salvabile c’era proprio il principio della Veneta Sovranità: il potere politico, scrisse il Doge nell’ultimo proclama, è rimesso al popolo in forma di una rappresentanza provvisionale (provvisoria), poiché la Veneta Nazione fu sempre titolare della Sovranità, di cui il parlamento veneto (Maggior Consiglio) fu solo il custode, o depositario.  Dov’è, dunque, questa cessione di sovranità?

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4.    Ha un valore il fatto che i trattati del 1866 prevedessero il consenso delle popolazioni del Lombardo-Veneto per il mutamento istituzionale?  

Sì, ma non in un quadro di sovranità “lombardo-veneta”, bensì in base agli accordi internazionali tra Austria e Francia, mi pare.  La guerra del 1866 si era combattuta tra Austria da una parte e Prussia e Italia dall’altra. Sul campo di battaglia la Prussia prevalse e costrinse l’Austria a cedere Veneto e Friuli al regno d’Italia, che pure era stato travolto a Custoza e a Lissa dalle truppe austro-venete.
Siccome l’Austria si rifiutava di trattare con l’Italia, che aveva disonorato le regole della politica e della guerra, consegnò queste terre a Napoleone III come intermediario, proprio con l’impegno di chiedere alla gente comune da chi volesse essere governata, considerando anche la prospettiva di un governo autonomo.  Ma i giochi  internazionali gestirono la faccenda in tutt’altro modo: temendo moti popolari, i Francesi evitarono la programmata cerimonia a palazzo Ducale e ci fu uno scambio informale di consegne tra plenipotenziari in una cameretta d’albergo all’hotel Luna (ancora prima che si tenesse la farsa plebiscitaria a voto palese espresso per strada, all’ombra delle baionette savoiarde).  Quindi l’attuale sovranità italiana sul Veneto ancora una volta si dimostra senza titolo.


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5.    Esiste un momento cruciale in cui i Veneti perdettero la Sovranità? Insomma: quando cadde la Repubblica?   

La domanda se la pose qualche anno fa, in una conferenza all’Ateneo Veneto, uno storico che non ammiro tanto, ma a cui non si può disconoscere un certo acume, il prof. Gianantonio Paladini, ora scomparso.  Forse aveva infilato il dito dentro la piaga.  Il principio della Sovranità Veneta è assoluto, imprescrittibile e inalienabile, osservo io.
Sul piano storico, invece, individuerei il momento critico - in cui si disconobbe formalmente la Sovranità Veneta - nel Congresso di Vienna del 1815, quando i 4 veri vincitori di 20 anni di guerra, Austria, Inghilterra, Prussia e Russia, restaurarono tutti i Regni abbattuti da Napoleone.  Non le Repubbliche, però, forse facendo una strana equazione Repubblica = Stato sovversivo liberale. Con questa equazione l’Austria fagocitò la Repubblica di San Marco da sempre cattolica, dando in realtà seguito alla mira espansionista mitteleuropea che durava da mille anni, avendo trovato autorevoli precedenti nella campagna militare antiveneta dei Franchi condotta dal “Re d’Italia” Pipino nell’809 e in quella di Massimiliano d’Asburgo con la Lega di Cambrais nel Cinquecento.

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 AGOSTO 2009                                                                                                                                            A cura di
Edoardo Rubini
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